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Fibriomialgia
Tecniche di riequilibrio emotivo
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Tecniche di integrazione emozionale.
In questo periodo di forti stress, ansie e tensioni queste tecniche possono aiutarci a vivere meglio e con maggiore serenità.
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Massaggio circolatorio anticellulite
Prova costume, eh sì care amiche e amici, ci siamo manca poco al momento più temuto per tutti noi, ma con qualche accorgimento d’urto, potremo riuscire a scoprire le nostre forme, e una pelle perfetta prima di arrivare in spiaggia! Per questo ho pensato ad un piccolo percorso, proprio per farvi recuperare il tempo perso e per arrivare in forma a questa estate.
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Come vedete si tratta di trattamenti che daranno sicuramente ottimi risultati e che vi permetteranno di andare in spiaggia senza aver paura di mostrarvi con il vostro bel costume all’ultima moda!
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Quando usare la tecnica del massaggio connettivale
Il massaggio connettivale viene impiegato sia come trattamento contro inestetismi di vario tipo, sia come rimedio contro disturbi che interessano muscoli e articolazioni.
Nel dettaglio, il massaggio connettivale trova largo impiego in quella che si può definire come la dura lotta alla cellulite, ma le tecniche di manipolazione che lo caratterizzano possono essere usate anche per contribuire a ridurre altre tipologie d’inestetismi, come smagliature, rilassamento cutaneo e talvolta cicatrici.
Secondo quanto affermato da chi pratica il massaggio connettivale, esso sembra rivelarsi maggiormente efficace in presenza di cellulite in stadio avanzato. I miglioramenti sarebbero ottenuti eseguendo manipolazioni (trazioni) decise e profonde servendosi soprattutto di pollice e indice. I “pizzichi” effettuati in questo modo dovrebbero stimolare i tessuti infiammati e favorire una riduzione dell’accumulo di liquidi tipico della cellulite.
Oltre che per il miglioramento dell’aspetto estetico, il massaggio connettivale trova impiego anche in caso di:
- Dolore di diverso tipo (dolore cronico, dolori lombari, ecc.);
- Ridotta mobilità articolare (dovuta, ad esempio, a dolori cronici, traumi, ecc.);
- Contratture, rigidità e/o tensioni muscolari;
- Disturbi connessi all’assunzione di una postura scorretta;
- Sintomi derivanti da disturbi del tessuto connettivo.
Inoltre, il massaggio connettivale viene talvolta sfruttato anche nell’ambito della riabilitazione da traumi sportivi, traumi ripetuti o altri infortuni.
Storia del massaggio connettivale
Il massaggio connettivale è stato “inventato” nel 1929 da Elisabeth Dicke, fisioterapista tedesca cui i medici diagnosticarono disturbi circolatori a carico degli arti inferiori (arteriopatie), tanto severi da spingerli a valutare l’idea di un’eventuale amputazione. Costretta a letto per via di questa condizione, la Dicke iniziò ad accusare dolori e ispessimento cutaneo nell’area del grande trocantere e del sacro. Nel tentativo di ottenere sollievo, la fisioterapista tedesca cominciò a praticarsi in maniera autonoma delle trazioni manuali in corrispondenza di queste precise zone. Con l’esecuzione quotidiana di questo auto-massaggio, la Dicke non solo ottenne un miglioramento in termini di dolore, ma riscontrò benefici anche a livello della circolazione arteriosa grazie ai quali gli arti inferiori iniziarono a dare segni di miglioramento, fino alla scomparsa della sintomatologia.
Sulla base dei dati empirici derivanti ĺdall’esperienza della Dicke, i professori Veil e Kohlrausch e la dottoressa T. Leube studiarono la metodica messa in pratica dalla fisioterapista tedesca, dandone una spiegazione di tipo neurofisiologico.
Il massaggio connettivale
Il massaggio connettivale è un tipo di massaggio caratterizzato dall’esecuzione di tecniche di manipolazione che possano agire in profondità nei tessuti.
Più precisamente, come si può intuire dal suo stesso nome, il massaggio connettivale si prefigge l’obiettivo di agire direttamente sul tessuto connettivo, tramite l’esecuzione di manipolazioni che, talvolta, potrebbero risultare non proprio piacevoli.
Secondo chi pratica questa forma di massaggio, la manipolazione del connettivo, non solo permette di contrastare o comunque alleviare disturbi localizzati all’area di trattamento, ma è altresì in grado di esercitare effetti riflessi su organi e tessuti situati ancora più in profondità.
Non a caso, il massaggio connettivale è considerato come una forma di riflessoterapia, un particolare tipo di trattamento che prevede la stimolazione superficiale di determinate parti del corpo allo scopo di ottenere un effetto benefico “di riflesso” a tessuti e organi situati in profondità, anche in sedi differenti da quella in cui avviene la manipolazione.
Il dolore con la kinesiologia applicata
La Kinesiologia Applicata .
Dopo aver ascoltato attentamente la dinamica del come è nato quel dolore, si stabilisce un buon obiettivo formulato in positivo che coinvolga tutto il sistema (mente, corpo, emozioni, ecc.).
Test dei muscoli: se lo riteniamo importante si possono testare i muscoli coinvolti nell’area del colore e registrare quelli che sono energeticamente inibiti o in ipertono. Questi muscoli saranno poi nuovamente ricontrollati alla fine dell’equilibrio kinesiologico.
Ogni muscolo in kinesiologia applicata da indicazioni in relazione all’equilibrio di un meridiano e di un organo. Da questo si può cercare un possibile significato dello stress articolare.
Tutto influenza tutto per questo si fanno anche altri test di varia natura che possono coinvolgere aspetti alimentari (cibi che rafforzano e cibi che indeboliscono), emozionali, meridiani, ecc.
Mediante un sistema kinesiologico chiamato “delle priorità” si trova la tecnica o la seguenza di tecniche che equilibrio lo stress articolare.
- Le correzioni vanno dall’energetica orientale, all’equilibrio emozionale, a funzioni ecologiche nutrizionali, oppure ad esercizi fisici, o a tecniche di sblocco neurologico articolare che coinvolgono tutto il corpo, ecc.
Bere acqua calda
Bere acqua calda: i benefici di un segreto millenario dimenticato
L’acqua è la prima medicina per il corpo, ma metà della popolazione umana non prende mai in considerazione l’idea di berne un po’.
L’altra metà invece si costringe a berne tanta a temperatura ambiente solo perché ha sentito dire che fa bene.
Ai più sfugge che l’acqua così, è metabolizzata con difficoltà e ha un effetto molto negativo: raffredda, gonfia e sovraccarica i reni facendoli lavorare oltre misura, indebolendo ogni giorno la nostra essenza vitale.
Al contrario, bere troppo poco, danneggia il nostro organismo, gli impedisce di svolgere le sue funzioni, ma spesso tendiamo a sottovalutarlo.
In questo articolo scopriremo insieme qual è il modo più salutare di bere l’acqua, la più antica medicina per il nostro corpo.
Anche l’acqua va digerita
Trasformare il cibo è un processo che assomiglia ad una vera e propria cottura.
Ogni cosa nel nostro corpo, finché siamo in vita, accade attraverso ed in ragione del calore.
Ogni reazione chimica, l’attivarsi degli enzimi digestivi, l’assorbimento dei nutrienti, tutto richiede calore.
Il freddo, al contrario, impedisce ogni processo, blocca ogni meccanismo e quando penetra in profondità decreta la morte del corpo.
Anche la digestione si sottomette a questa fondamentale prima legge.
Tutta la fase digestiva, compresa anche quella dell’acqua, richiede la giusta dose di calore, una temperatura di 38 gradi.
Questo, tradotto nella vita di tutti i giorni, significa che se bevi una bibita ghiacciata o mangi una grande insalatona oppure uno yogurt preso direttamente dal frigorifero, o qualsiasi altro cibo crudo, freddo e secco, sarà in ogni caso difficilissimo per te da essere digerito.
Utilizzi solo una millesima frazione dei potenziali nutrienti, tutto il resto sono scorie mal digerite che si vanno ad accumulare come materiale di scarto, tossine che trattieni e che ti indeboliscono ogni giorno di più.
Ecco perché noi consigliamo di consumare l’80/90% degli alimenti cotti, caldi e, soprattutto l’acqua, è fondamentale berla calda.
Il segreto dell’acqua calda
Sì, anche l’acqua, regina di tutte le bevande, non si sottrae a questa fondamentale legge del calore e deve essere calda, se vuoi che venga davvero assorbita.
Una bella tazza di acqua calda non solo è la maniera perfetta per idratare il tuo corpo, ma è l’unico modo per dissetare le cellule e lavare via le tossine.
È il primo ed unico cambiamento che ha fatto una differenza enorme nella vita e nella salute di tantissime persone che negli anni si sono avvicinate ad Energy Training.
È il nostro segreto dei segreti!
Chi ha scoperto l’acqua calda?
Bere acqua calda è un segreto millenario: è patrimonio delle antiche medicine tradizionali.
È strettamente connessa alla digestione e alle tre capacità dell’apparato digerente di trasformare il cibo, distribuire il nutrimento e l’energia, eliminare le tossine e tutto ciò che non viene utilizzato.
Un processo di trasformazione che secondo la Medicina Tradizionale Cinese, può avvenire solo attraverso il calore.
L’acqua fredda o a temperatura ambiente non è affatto digeribile dal nostro stomaco, ne rallenta la digestione.
Dall’intestino tenue giunge nei reni in modo diretto, raffreddandoli in modo pericoloso, gonfiandoli e affaticandoli.
Gli insospettabili benefici dell’acqua calda
Basta solo provare e se farai tua questa abitudine tanto semplice quanto potente, godrai di enormi benefici.
L’acqua calda rilassa, calma e distende le pareti dello stomaco
Se assunta 15/20 minuti prima di un pasto, prepara lo stomaco alla digestione e se continuiamo a berla durante tutto il giorno, regala enorme sollievo a bruciori, gastrite e reflusso.
L’acqua calda dona una grande idratazione all’intestino
La stitichezza è un problema molto comune, caratterizzato da movimenti intestinali poco frequenti e difficoltà nel transito delle feci.
L’acqua calda ne combatte la secchezza, le idrata e le rende morbide, più facili da essere espulse.
L’acqua calda penetra nei tessuti del corpo
Porta morbidezza, elimina rigidità e contratture. Contribuisce così all’idratazione, disintossicazione, rilassamento e pulizia degli organi, diminuendo la ritenzione idrica, la cellulite e tutte le patologie della pelle, acne compresa.
L’acqua calda rinforza e mantiene in salute i tuoi reni
Li rende più tonici, contribuisce a diminuire i dolori alla bassa schiena e alla diminuzione della necessità di urinare troppo di frequente, soprattutto di notte.
Un apporto maggiore di acqua aumenta il volume di urina che passa attraverso i reni, diluendo così la concentrazione dei minerali in modo che hanno meno probabilità di cristallizzarsi e di formare grumi, i temuti calcoli.
L’acqua calda è un valido aiuto contro il mal di testa
La disidratazione è causa di mal di testa ed emicrania in alcune persone.
Questo dipende anche dalla natura del mal di testa, ma in molti casi è sufficiente idratarsi ed eliminare alimenti molto riscaldanti come caffè, arancia e cioccolato per vedere dei miglioramenti significativi.
Se sei disidratato anche le funzioni cerebrali ne risentono e bere acqua calda migliora la tua energia e le funzioni del cervello.
Ci sono infine altri due altri validi motivi per cui dovresti bere acqua calda.
- Aumenta la tua consapevolezza a tavola: è ottima per aiutarti a tenere a bada il senso di fame ed è un’alleata nel dominare quella nervosa e nel non ricorrere agli spuntini tra un pasto e l’altro.
- Non ha un impatto sulla tua spesa: è facile da implementare, richiede solo una buona acqua oligominerale con un basso residuo fisso, un thermos ed un bollitore elettrico, come approfondiremo tra un po’.
Come distribuire l’acqua calda nell’arco della giornata
A questo punto ti starai chiedendo: quanto, come e quando devo bere?
Per non eccedere e non creare squilibrio nel corpo, l’ideale è che tu beva un litro e mezzo di acqua calda al giorno, due litri se sei in fase di disintossicazione, rigorosamente lontano dai pasti per non annacquare i succhi gastrici.
Puoi bere un piccolo infuso eventualmente in conclusione, ma è preferibile un po’ dopo e non troppo a ridosso del pasto.
La quantità d’acqua da bere durante la giornata può variare a seconda delle tue abitudini di vita, alimentari e del clima.
Inizia con una tazza al mattino, appena sveglio. La prima tazza del mattino è meglio che sia semplice acqua.
Poi bevine una ogni due ore, nel corso della giornata, lontano dai pasti. Bevi semplice acqua calda o divertiti a bere infusi caldi non dolcificati.
A che temperatura dev’essere l’acqua? Dev’essere tiepida, circa 37° o 38°.
Come fai a ricordarti di bere?
Utilizza la suoneria del cellulare e metti una sveglia ogni due ore, così non ti dimenticherai e gradualmente diventerà un’abitudine automatica.
L’acqua calda ha un cattivo sapore?
A volte capita che le persone abbiano un vero rifiuto nell’accettare di iniziare a bere acqua calda, dovuto al sapore che sentono essere sgradevole.
Non dipende dal tipo di acqua, ma è il segnale che il corpo ha un bell’accumulo di tossine nel cavo orale e non va sottovalutato, anzi, è una spinta in più a perseverare.
L’acqua calda sarà fondamentale per lavare via le tossine e man mano che l’organismo si depurerà, scomparirà anche il cattivo sapore.
Nell’attesa si può aggiungere qualche goccia di limone all’acqua calda o usare infusi dal sapore più gradevole.
Tanta acqua uguale tanta pipì?
In realtà dopo qualche settimana di uso quotidiano ti accorgerai che urini meno e non hai più urgenza di scappare in bagno.
Questo è il segno che i reni si sono tonificati e che l’acqua svolge un buon viaggio all’interno del corpo prima di essere eliminata.
Bere acqua calda in pratica
Una delle prime domande che in genere ci facciamo quando pensiamo di introdurre tra le nostre abitudini è chiederci:
“Come faccio a bere acqua calda mentre sono fuori o in ufficio?”
La risposta è molto semplice, basta un minimo di organizzazione ed il gioco è fatto
Procurati un thermos (lo trovi anche nel nostro shop online), infilalo in borsa e portalo sempre con te.
Nell’acquisto del Thermos assicurati che sia in acciaio Inox, senza BPA e idoneo alla normativa EN12546-1:2000 (“Materiali e articoli a contatto con i prodotti alimentari – contenitori isotermici per uso domestico”).
A casa, per facilitare la preparazione, puoi acquistare un bollitore elettrico in acciaio, non ti serve nient’altro.
Conclusione
Bere acqua calda può sembrare un’abitudine bizzarra e probabilmente incuriosirà molto chi ti vedrà portare sempre con te il thermos.
Gli adulti penseranno che sei un drogato di caffè e i bambini ti guarderanno stupiti e incuriositi e non smetteranno di farti domande.
Potrai sentirti a disagio all’inizio, ma presto ne sarai fiero e il disagio lo proverai nel momento in cui te lo dimentichi, perché bere acqua calda, è amore a prima vista.
I suoi benefici sono così potenti che potrai fare a meno di tutto ma non di lei.
Non devi credere a me, ma quello che ti dirà il tuo corpo, se ti concederai il lusso di provare e spolverare questa millenaria abitudine troppo spesso dimenticata.
Gli effetti del reiki a distanza nei pazienti oncologici. Uno studio
Gli effetti del Reiki a distanza nei pazienti oncologici: uno studio.
Nel 2015 l’Asian Pacific Journal of Cancer Prevention (Vol 16) ha pubblicato l’articolo “Effects of Distant Reiki On Pain, Anxiety and Fatigue in Oncology Patients in Turkey: A Pilot Study” con uno studio finalizzato a determinare l’effetto del Reiki a Distanza sul dolore, l’ansia e la fatigue (termine inglese che significa astenia, stanchezza) nei pazienti oncologici. Lo studio è stato condotto dall’Istituto di Oncologia dell’Università di Istanbul.
Premessa
Fatica, stress e dolore sono sintomi comuni tra i malati di cancro e influenzano pesantemente la qualità della loro vita.
Uno studio ha riportato che la fatica era il problema più comune (48,5%) insieme a dolore (26,4%), stress (24,8%), depressione (24,0%) e ansia (24,0%) (Carlson et al., 2004). La stanchezza colpisce il 50% -70% della popolazione (Curt, 2000, Davidson et al., 2002; Carlson et al., 2004).
I tassi complessivi di stress sono risultati essere del 35,1% in un grande
database di pazienti (9000) con cancro (Zabora et al., 2001) e il 69% dei malati di cancro ha riferito che il dolore limita le loro attività quotidiane (Breivik et al., 2009; Lee et al., 2014).
Un altro studio riporta che il dolore si verifica nel 50% dei pazienti con cancro sottoposti a trattamento e più del 70% dei pazienti sperimenta dolore verso il fine vita (Davis et al., 2004).
Lo scopo dello studio ha voluto, quindi, verificare l’effetto del Reiki a distanza su questi aspetti.
Il metodo
Questo studio controllato e randomizzato è stato condotto in Turchia presso l’Istituto universitario di oncologia da settembre 2013 a febbraio 2014.
La popolazione dello studio era composta da pazienti con il cancro con stadiazione varia e sottoposti a diversi tipi di chemioterapia.
I pazienti colpiti dalla malattia sono stati divisi in due gruppi. Al primo gruppo, oltre alle cure convenzionali, è stato praticato Reiki secondo il metodo Usui; al secondo gruppo solo le cure convenzionali.
Tutti i pazienti sono stati informati rispetto alla partecipazione allo studio sul Reiki ma nessuno sapeva in quale gruppo era stato inserito.
Quelli trattati con la tecnica Reiki hanno ricevuto sei sessioni a distanza, di notte, della durata di 30 minuti ciascuna.
Un unico operatore Reiki, addestrato al 2° livello del metodo Usui (con 4 anni di esperienza) si trovava ad 8 km di distanza.
L’operatore Reiki conosceva solo il nome della persona.
I risultati
Attraverso un’intervista in presenza e le consuete scale cliniche si sono misurati i parametri relativi a dolore, ansia e fatigue che sono risultati significativamente ridotti in chi aveva ricevuto Reiki rispetto agli altri.
Le conclusioni
Lo studio dimostra che il Reiki è efficace nella gestione del dolore, dello stress e della fatigue.
Presto per trarre conclusioni in quanto si tratta di uno studio pilota: si richiedono ulteriori approfondimenti. In passato altri studi avevano mostrato un moderato effetto del Reiki sul dolore, con risultati non univoci. Altre indagini preliminari, come quella di Bowden del 2010, segnalavano una riduzione sulla scala dello stress. Di fatto, gli studi sono per lo più limitati dalla scarsa numerosità del campione e dalla mancanza di gruppi di controllo. Lo studio di Istanbul potrebbe incoraggiare ulteriori indagini nel merito.
Leggi il testo completo dell’articolo originale.
L’articolo è stato pubblicato anche su PubMed.
http://journal.waocp.org/article_31175_4410b9aee922916320996fa472723164.pdf