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Geopatie

Evitare lo stress da geopatia è possibile con alcuni accorgimenti in casa.
Il principale è quello di evitare le zone disturbate da
campi elettromagnetici, per esempio spostandovi dei mobili.
Un altro consiste nell’applicare dei materassini di sughero sotto tutta la superficie del letto, per deviare i raggi nocivi almeno durante il sonno.
È utile anche posizionare accanto al letto un pezzo di allume di rocca (buono anche per l’igiene personale) che andrà sciacquato ogni giorno sotto l’acqua corrente, avendo cura di non metterlo sotto il letto perché peggiorerebbe la situazione.

Il sonno è la fase più esposta allo stress geopatico e allo stress elettromagnetico perché ci vede inermi in balia delle onde elettromagnetiche, sia quelle generate da fattori esterni legati all’attività umana (cavi e fili elettrici, compresi quelli nascosti nei muri, elettrodomestici e dispositivi vari…) sia quelle generate da una geopatia vera e propria connessa alla presenza di condizioni particolari nel sottosuolo.
È dimostrato che il corpo umano, per potersi liberare dalle tossine durante il sonno, necessità di condizioni alcaline. I campi elettromagnetici invece aumentano l’acidità, cioè la situazione opposta.

Dalla profondità della Terra proviene una radiazione naturale che nella normalità non disturba l’attività degli esseri viventi, uomini, animali e piante.
Questa radiazione però diventa nociva quando incontra i campi elettromagnetici, anche se deboli, creati da vene d’acqua o crepe sotterranee o da certe concentrazioni minerarie.
Quando questo avviene si parla di
geopatia e la conseguenza dell’esposizione è uno stress geopatico che si può manifestare in mal di testa, incubi, insonnia, stanchezza e depressione, crampi e tensione oculare.

Gli animali hanno una sensibilità accentuata nei confronti delle radiazioni telluriche e il loro comportamento è da sempre considerato rivelatore della presenza di geopatie.
I pastori, soprattutto quelli di una volta, sanno che gli animali al pascono tracciano dei sentieri di sicurezza per evitare
zone geopatiche, ed è risaputo che gli allevatori e i contadini di una volta guardavano il comportamento degli animali prima di decidere dove costruire la fattoria.
Gli animali però hanno reazioni diverse.
Del vostro cane vi potete fidare: le sue zone preferite in casa saranno quelle libere da irraggiamenti nocivi.
Attenti invece al gatto, che va interpretato al contrario: questo animale ama le sollecitazioni sotterranee e se ve lo ritrovate sempre nello stesso punto del letto forse è il caso di cambiare posizione.

Anche la flora, secondo alcuni studiosi, può rivelare l’esistenza di condizioni di stress geopatico. Alberi contorti, mancanza di frutti o la tendenza di alcune piante a essere colpite dai fulmini sono i sintomi più noti.

Cromotecnica

In assenza della luce solare non ci sarebbe alcuna forma di vita… e poiché la luce del sole è così importante per gli esseri umani, possiamo usarla per riequilibrarci e ritornare ad uno stato di salute e benessere. Infatti quando è carente la luce solare l’effetto sul corpo può essere spaventoso, e causare importanti e variegati malesseri esattamente come la mancanza di cibo sano, aria fresca e acqua pulita.

La luce solare, privata degli ultravioletti e usata in modo specifico, produce uno stimolo intenso e diretto a favore dei processi rigenerativi, come un attivatore e un regolatore dei processi biologici che aiutano l’organismo a rigenerare, riequilibrare e quindi guarire se stesso.
Gli esseri umani hanno bisogno di un’ampia gamma di frequenze per il proprio benessere fisico, emozionale e mentale, e come insegna la cromotecnica , quando uno dei nostri organi non è in equilibrio è possibile “rimetterlo a punto ” assorbendo nei nostri corpi l’energia del colore corrispondente, che fornisce una informazione ordinante e regolatrice.

Anche il colore quindi, come pura vibrazione isolata dallo spettro solare, rappresenta un tipo di riequilibrio assolutamente naturale e inoffensivo: così come vitamine e sali minerali diversi hanno effetti differenti sul nostro corpo, lo stesso avviene per ciascuna lunghezza d’onda della luce.
Una convinzione alla base dei tradizionali metodi di guarigione è che ogni organo abbia una sua specifica frequenza di vibrazione e che la malattia sia la risposta naturale del corpo alla tensione adattativa rispetto a fattori di origine chimica, meccanica, termica, biologica. La risposta provoca un cambiamento nella frequenza dell’energia, che influenza lo stato di funzionamento e di salute di ogni organo.
Questi concetti appartengono a un’antica terapia naturale, nota e praticata già presso gli antichi Egizi, che utilizzava la luce i pigmenti e le polveri colorate per aggiungerle alle sostanze medicamentose, ma anche in Oriente, in particolare in Cina, India e Tibet era ed è praticata per riequilibrare le disarmonie che influiscono sulle comuni difficoltà.

Questa disciplina oggi studia quindi il nostro rapporto con la luce e con i singoli colori in ogni aspetto della vita e del benessere, e utilizza in modo specifico e mirato lo spettro completo della luce solare, applicazioni di singoli colori, acque solarizzate e gemmizzate per ottenere uno stato di benessere psichico e fisico.
Aiuta la persona nella scelta dei colori dell’abbigliamento, della casa e dei cibi che conducono al miglioramento della qualità della vita quotidiana, famigliare o professionale.
Un riequilibrio naturale e efficacissimo, allevia i dolori, ristabilisce la salute, senza usare medicinali.

TRATTAMENTO LINFATICO AYURVEDICO: NEERABHYANGAM

Depurazione e benessere sono gli obiettivi di questo massaggio dedicato all’eliminazione delle tossine e scorie del nostro organismo, dall’antica tradizione indiana. Utile in casi di ritenzione idrica, depositi di tossine e cellulite.

Il massaggio della linfa, che porta con sé tutti gli scarti delle nostre funzioni vitali, è una grande risorsa dell’Ayurveda per riattivare completamente la nostra circolazione linfatica, evitando accumuli negativi e ristagno di tossine.

Il sistema linfatico, infatti, lavora incessantemente per ripulire l’organismo dalle impurità, come fosse un filtro in grado di depurarlo. Seguendo questa metafora, ogni filtro che si rispetti va agevolato, per evitare che funzioni in modo errato.
Nella tradizione del massaggio ayurvedico linfatico Neerabhyangam, dei movimenti lenti e costanti, forniscono la stimolazione della linfa per raggiungere i luoghi di depurazione, le stazioni linfonodali in grado di depurare al meglio il corpo.

Questo trattamento dona anche nuova energia e vitalità al corpo, con una propensione a far circolare il prana o respiro, in tutto il corpo, eliminando i blocchi energetici.
La ritenzione della linfa, purtroppo, è frequente e possibile; per questo è fondamentale evitare che sosti in modo inadeguato tra i tessuti, provocando cellulite ed edemi.
Agendo sulla muscolatura, veicolo primario, il massaggio Neerabhyangam permette di annullare l’eccesso dei fluidi densi di tossine.

Questo Trattamento evita l’insorgere del Dosha Kapha in eccesso, ovvero l’energia tipica delle persone che sono ferme a livello sia fisico che mentale, paurose rispetto ai cambiamenti e poco attive, da ogni punto di vista.
Il massaggio Neerabhyangam presenta della manovre semplici da effettuare e un riscontro immediato dei risultati. I movimenti sono lenti, spiraliformi e concentrici, e toccano i vasi linfatici in modo delicato, essendo più fini dei vasi sanguigni.
I benefici maggiori si evidenziano nel caso di ritenzione idrica e cellulite, dato che il metabolismo tornerà lavorare in modo corretto evitando la comparsa del gonfiore su glutei, addome o gambe, legato all’accumulo di liquido interstiziale nei tessuti.

Fin dalle prime sedute, si proverà un grande sollievo degli arti, dell’organismo e una sensazione di forte ricarica energetica, leggerezza e buonumore – già perché nei trattamenti ayurvedici viene stimolata anche la produzione di endorfine!

Gli effetti riguardano pure il rilassamento e la dolcezza energetica, fondamentale per chi pratica e riceve il trattamento ayurvedico. È consigliato a tutti, persino alle donne in gravidanza, che però devono ricevere dei trattamenti mirati al loro stato.

Tra le controindicazioni, viene sconsigliato solo nei casi di flebiti, insufficienza cardiaca, asma grave e tumori.

Trattamento Cranio-Sacrale

Il Sistema Cranio Sacrale è alla base della salute del nostro corpo. Questa capacità ritmica intrinseca, definita “impulso ritmico craniale” è responsabile degli impulsi che, in condizioni di buona salute, sono periodici, equilibrati e determinano movimenti ritmici in tutta la struttura corporea. Sono percepibili attraverso una palpazione manuale.

Quando l’organismo è in disequilibrio, i movimenti cranio sacrali sono alterati.
Questa tecnica consente quindi di intervenire sull’intero organismo stimolando e assecondando il naturale ritmo cranio sacrale con un tocco leggero sulle ossa craniche e sulla colonna vertebrale.

Nasce con W. G. Sutherland, che scoprì come le ossa del cranio fossero capaci di un movimento di “respirazione cranio-sacrale”: le ossa del cranio sono dotate di un movimento “respiratorio” quasi impercettibile.
Circa trent’anni fa, nel corso di un intervento chirurgico osservò un movimento delle membrane che avvolgono il cranio, fino ad allora mai rilevato. I suoi studi portarono alla scoperta del ritmo cranio-sacrale che garantisce la costante nutrizione del cervello e che si modifica in presenza di patologie organiche o in seguito a traumi, fisici o psicologici.

Il sistema Craniosacrale è composto da elementi in apparenza eterogenei fra loro eppure è considerato una vera e propria unità funzionale in grado di interagire con le altre strutture corporee.
Prende il suo nome dalle ossa che, insieme alle vertebre, circondano il sistema nervoso, cioè le ossa del cranio e l’osso sacro.
Il cervello e il midollo spinale sono ricoperti da membrane protettive che formano una sorta di involucro nel quale circola il liquido cerebrospinale.
Questo liquido viene prodotto e riassorbito all’interno della scatola cranica creando un ritmo, che si propaga in tutto il corpo come un movimento leggerissimo, anche nelle zone periferiche, attraverso la fascia connettivale.
Le maree craniosacrali non si percepiscono molto facilmente e solo un “ascoltatore” attento è in grado di farlo e di “sentire” e rimuovere traumi, tensioni, “ferite” e “cicatrici” che si sono accumulate nella nostra vita con il passare degli anni.

Le tecniche craniali agiscono riequilibrando questo ritmo e riarmonizzando tutte le funzioni organiche e lo stato psichico.
L’apposizione delle mani effettuata va ad agire in maniera profonda sul sistema nervoso, inducendo uno stato di benessere generale, a livello fisico ed emotivo, influenzando anche il sistema ormonale e quello immunitario.

Si tratta quindi di una tecnica molto dolce e non invasiva che ci aiuta a eliminare blocchi psichici e di conseguenza fisici.
Perché ogni limitazione, sia essa mentale o fisica, interferisce con il libero movimento “respiratorio” delle nostre ossa.
Migliora la postura, lo stato dei muscoli, dell’apparato gastroenterico e della respirazione.

Riflessologia Facciale

La riflessologia facciale è un massaggio che sfrutta punti specifici sul viso per intervenire su organi e apparati.

È una tecnica di massaggio zonale applicato sul viso del soggetto.

Massaggiando le zone riflesse del volto, è possibile trattare disturbi di organi e parti del corpo.

Secondo la riflessologia, oltre al sistema nervoso e al sistema dei meridiani, il corpo umano è percorso da un sentiero riflessologico secondo cui ogni stimolo è seguito da una risposta organica.

Ogni parte del corpo riflette l’insieme dell’organismo e per ogni organo corrisponde un punto riflesso in una specifica area della pelle.

Tecnicamente, la riflessologia facciale si differenzia dall’agopuntura in quanto non utilizza aghi.

Si serve di strumenti ad hoc quali bastoncini dalla punta arrotondata oppure, per pressioni meno forti, la riflessologia facciale utilizza il semplice tocco delle dita.

Nel volto ci sono le nostre abitudini, la forma fisica, lo stato di salute.

La riflessologia facciale è una semplice tecnica in grado di rinforzare le difese naturali e risvegliare l’energia tramite la stimolazione dei punti sul viso.

Grazie alla microstimolazione, ottiene maggiore elasticità della pelle e ritarda i segni dell’invecchiamento.

Per queste applicazioni, può tranquillamente essere eseguita a casa in maniera autonoma. Ma non è tutto.

Grazie alle corrispondenze tra viso e organi e apparati, la riflessologia facciale è in grado di intervenire su specifici disturbi lontani dal viso.

È consigliabile consultare prima il proprio medico, in presenza di malattie serie.

La riflessologia facciale può essere utile nel trattamento di alcuni disturbi comuni, quali mal di testa, sinusite, dolore cervicale, coliche, dolori mestruali, ansia, attacchi di panico, cellulite, ritenzione idrica e gonfiore alle gambe.

Aiuta in casi di difficoltà digestive, disturbi dell’emotività e problemi respiratori.

Il massaggio riflessologico sul viso viene spesso utilizzato come azione di supporto alle terapie tradizionali.

Massaggio Classico Svedese

Il massaggio svedese, anche noto come massaggio classico, è un tipo di massaggio di origine occidentale, inventato nel Settecento dal ginnasta, medico e fisioterapista svedese Pehr Henrik Ling e successivamente formalizzato dal medico danese Johan Mezger.

Esso è considerato da molti come alla base del massaggio occidentale; infatti l’ideatore svedese, il dottor Ling, è stato il primo a organizzare e a gettare le basi scientifiche del massaggio occidentale, traendo ispirazione dal più vecchio massaggio orientale cinese ed elaborandolo grazie alle sue competenze di medico e fisioterapista.

Queste basi, verranno poi ulteriormente formalizzate dal dottor Mezger, studioso del lavoro di Ling.

Proprio per il suo essere alla radice del moderno massaggio occidentale e punto di partenza per tutte le tecniche da esso derivate, il massaggio svedese è in genere il primo che viene insegnato ai massaggiatori e alle massaggiatrici che intendono iniziare la professione.

Un massaggiatore che conosce il massaggio Svedese sa effettuare un massaggio efficace, dai provati benefici, e sa come applicarlo consapevole dell’anatomia umana.

Il massaggio svedese si riceve da sdraiati, su apposito lettino, con l’ausilio di olii che favoriscono lo scorrimento delle mani sul corpo di chi lo riceve.

I movimenti che il massaggiatore effettua sono le seguenti: sfioramento leggero e profondo, frizione, impastamento superficiale e profondo, tamburellamento, vibrazione e trazione.

Il massaggio svedese, a seconda dello stile del massaggiatore e delle preferenze di chi lo riceve, può essere sia molto delicato e lento, sia più energico.

Il massaggio svedese infatti è un massaggio particolarmente completo, che ben si declina a seconda delle esigenze delle persone coinvolte: in ogni caso, gli effetti del massaggio svedese sono rilassamento generale, riduzione della rigidità dei muscoli, miglioramento della circolazione sanguigna e linfatica.

Dopo un bel massaggio, ci si sente pieni di energie e rinvigoriti.

Insomma, il massaggio svedese è anti stress, anti ritenzione idrica, rassoda e tonifica l’intero organismo!

Come per ogni massaggio, a prescindere dalla tipologia, la vera differenza la fa il massaggiatore.

Linfodrenaggio metodo Vodder

Il metodo Vodder di Linfodrenaggio Manuale nasce intorno agli anni Trenta, da una brillante intuizione di Emil Vodder un fisioterapista danese, che sostenuto dalla moglie e da medici fisiologi sempre più interessati agli effetti del metodo, ha dedicato gran parte della sua vita allo studio del sistema linfatico al fine di perfezionare la sua tecnica e dimostrarne la validità scientifica.

È il metodo di massaggio manuale più efficace riconosciuto a livello internazionale. Con questa metodologia si interviene su tutti i gonfiori e/o edemi che vengono provocati da ristagni linfatici e problemi al sistema di drenaggio.

La funzione della linfa è quello di consolidare i tessuti e di proteggere l’ organismo.

A differenza della circolazione del sangue che avviene grazie alla pompa del cuore, la linfa scorre nel corpo solo grazie all’azione dei tessuti e dei muscoli e, se la loro azione risulta insufficiente, l’organismo va incontro ad un ristagno linfatico.

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Azione Epatoprotettiva del Reishi

Il fegato svolge un ruolo centrale di regolazione del metabolismo corporeo e anche un ruolo importante nell’eliminazione di sostanze di scarto e tossiche dall’organismo. Danni al fegato e intossicazioni possono essere causati da molti xenobiotici, come alcool e molti farmaci, malnutrizione, infezioni e anemia[1,2]. I danni a carico del fegato sono molto diffusi e, nella maggior parte dei casi, comporta la formazione di stress ossidativo con progressiva evoluzione da steatosi a epatite cronica, fibrosi, cirrosi e carcinoma epatocellulare[3]. I funghi medicinali, da sempre ingiustamente considerati dannosi per la salute del fegato, svolgono un interessante ruolo epatoprotettivo; i metaboliti secondari dei funghi come i composti fenolici, terpeni e steroidi e componenti essenziali della parete cellulare come polisaccaridi, b-glucani e proteine, svolgono un’azione benefica sul fegato. Tra funghi, Ganoderma lucidum è indubbiamente la specie più ampiamente studiata e con i risultati migliori.

L’attività epatoprotettiva dei peptidi del Ganoderma lucidum è stata valutata contro la lesione epatica nei topi, D-galattosamina (D-GalN)-indotta. I peptidi del Reishi sono stati somministrati tramite sonda gastrica giornalmente per due settimane alle dosi di 60, 120 e 180 mg/kg, rispettivamente. Il danno epatico indotto da D-GalN si è manifestato con un aumento significativo nell’attività degli enzimi di marcatura (AST, ALT) nel siero, dei livelli aumentati di MDA nel fegato, dalla diminuzioni significativa dell’attività della SOD e del livello di GSH nel fegato. Il pretrattamento dei topi con peptidi di Reishi hanno mantenuto questi parametri tra valori normali.

Questi risultati biochimici sono stati completati da esame isto-patologico delle sezioni del fegato. I migliori effetti epatoprotettivi dei peptidi sono stati osservati dopo il trattamento con la dose di 180 mg/kg, come dedotto dai parametri biochimici e dagli esami isto-patologici del fegato. I risultati di questo studio hanno rivelato che i peptidi di Ganoderma lucidum possono produrre una diminuzione significativa della lesione epatocellulare indotta da D-GalN[4].

Un altro studio molto interessante ha messo in relazione l’effetto epatoprotettivo del Ganoderma lucidum contro l’epatotossicità acuta indotta da intossicazione di etanolo in ratti Sprague-Dawley. Il trattamento con Reishi ha ridotto le alterazioni istologiche, causa di danno epatico acuto indotto da etanolo, e ha ridotto significativamente l’aumento dell’enzima alanina aminotransferasi (ALT); non vi è stata una significativa riduzione dei livelli di aspartato aminotransferasi (AST). Ha anche migliorato in modo significativo i livelli di superossido dismutasi (SOD) e l’attività dell’enzima catalasi (CAT). Lo studio ha suggerito che il trattamento con Ganoderma lucidum è efficace nella protezione contro danno epatico acuto indotto da etanolo nei ratti, modulando l’attività degli enzimi che metabolizzano l’etanolo e attenuando lo stress ossidativo[5].

Fonti bibliografiche:

        1. Mroueh, M.; Saab, Y.; Rizkallah, R. Hepatoprotective activity of Centarium erythraea on acetaminophen-induced hepatoxicity in rats. Phytotherapy Res. 2004, 18, 431–433.
        2. Gowri-Sankar, N.L.; Manavalan, R.; Venkappayya, D.; Raj, C.D. Hepatoprotective and antioxidant effects of Commiphora berryi (Arn) Engl bark extract against CCl4-induced oxidative damage in rats. Food Chem. Toxicol. 2008, 46, 3182–3185.
        3. Kodavanti, P.R.; Joshi, U.M.; Young, Y.A.; Meydrech, E.F.; Mehendale, H.M. Protection of hepatotoxic and lethal effects of CCl4 by partial hepatectomy. Toxicol. Pathol. 1989, 17, 494–505.
        4. Shi, Y.; Sun, J.; He, H.; Guo, H.; Zhang, S. Hepatoprotective effects of Ganoderma lucidum peptides against D-galactosamine-induced liver injury in mice. J. Ethnopharmacol. 2008, 117, 415–419.
        5. Jang SH, Cho SW, Yoon HM, Jang KJ, Song CH, Kim CH. Hepatoprotective Evaluation of Ganoderma lucidum Pharmacopuncture: In vivo Studies of Ethanol-induced Acute Liver Injury. J Pharmacopuncture. 2014 Sep;17(3):16-24. doi: 10.3831/KPI.2014.17.022.

Reishi e Chemioterapia

Il Ganoderma lucidum è un fungo parassita o saprofita, non commestibile per il suo sapore amaro e la consistenza legnosa, appartenente alla classe delle Homobasidiomycetes, dell’ordine delle Polyporalesm e della famiglia delle Ganodermataceae. Il suo colore varia dal rosso-arancione, al marrone e al nero ed ha aspetto tipicamente lucente, laccato. È annoverato tra le 10 sostanze terapeutiche naturali più efficaci esistenti. Agisce come regolatore delle funzioni organiche, viene utilizzato per la prevenzione e la cura di molte condizioni patologiche, soprattutto a carico dell’apparato cardiovascolare e negli stati stressogeni.

È considerato un grande adattogeno, la miglior scelta per uno stimolo generale dell’organismo e un sostegno antisenescenza. L’antico testo cinese Shen Nong Ben Jing, risalente circa al 500 d.C., afferma che il Ganoderma lucidum è “utile per aumentare l’energia vitale, migliorare le facoltà mentali e prevenire la smemoratezza”. Esso può “ rinvigorire il corpo e la mente, ritardare l’invecchiamento e favorire la longevità. Rende stabili le condizioni mentali”. In MTC (Medicina Tradizionale Cinese) non è stato utilizzato solo come tonico per aumentare la longevità, ma anche per modulare il sistema immunitario, per importanti problemi cardiovascolari e per stimolare la funzionalità epatica. Nel suo libro “Medicinal Mushroom” Christopher Hobbs afferma: “Negli ultimi 20 anni il Ganoderma lucidum è stato sottoposto a numerosi studi clinici sugli uomini e si ritiene sia benefico per una grande quantità di disturbi.”

Diversi studi supportano l’utilità di questo fungo nei pazienti affetti da neoplasia. Il Ganoderma lucidum è in grado di sopprime la sintesi proteica e la crescita tumorale influenzando la sopravvivenza e le vie di segnalazione della proliferazione che agiscono sulla traduzione, suggerendo che il Reishi è un potenziale agente terapeutico naturale per vari tipi di tumori[1]. Inoltre, è stato osservato che questo fungo è in grado di migliorare l’efficacia della chemioterapia, riducendone gli effetti collaterali. In particolare, è stato condotto uno studio su ratti da laboratorio a cui veniva somministrato, via intraperitoneale, il cisplatino, un agente chemioterapico che provoca diversi effetti collaterali, tra cui nausea e vomito. L’integrazione con Ganoderma lucidum ha ridotto gli effetti collaterali, quali nausea e vomito, e migliorato in modo significativo l’appetito, in maniera dose-dipendente, suggerendo un effetto di sostegno dell’estratto sulla condizione generale del corpo[2]. Un altro studio molto interessante ha mostrato che i pazienti che avevano ricevuto il Ganoderma lucidum con chemio/radioterapia avevano più probabilità di rispondere positivamente al trattamento rispetto alla sola chemio/radioterapia. Il trattamento con il solo Ganoderma lucidum non ha mostrato lo stesso tasso di regressione come quello osservata con la terapia di combinazione. I risultati per gli indicatori della funzione immunitaria dell’ospite hanno suggerito che il Ganoderma lucidum aumenta contemporaneamente la percentuale di CD3, CD4 e CD8 al 3,91%. Inoltre, il fungo ha mostrato un relativo miglioramento della qualità di vita rispetto ai controlli e non ci sono state segnalazioni di tossicità ematologica o epatologica significative[3].

Fonti bibliografiche:

  1. Suarez-Arroyo IJ, Rosario-Acevedo R, Aguilar-Perez A, Clemente PL, Cubano LA, Serrano J, Schneider RJ, Martínez-Montemayor MM. Anti-tumor effects of Ganoderma lucidum (reishi) in inflammatory breast cancer in in vivo and in vitro models. PLoS One. 2013;8(2):e57431. doi: 10.1371/journal.pone.0057431. Epub 2013 Feb 28.
  2. Wang CZ, Basila D, Aung HH, Mehendale SR, Chang WT, McEntee E, Guan X, Yuan CS. Effects of ganoderma lucidum extract on chemotherapy-induced nausea and vomiting in a rat model. Am J Chin Med. 2005;33(5):807-15.
  3. Xingzhong Jin, Julieta Ruiz Beguerie, Daniel Man-yeun Sze, Godfrey CF Chan. Ganoderma lucidum (Reishi mushroom) for cancer treatment. Cochrane Gynaecological, Neuro-oncology and Orphan Cancer Group. 13 JUN 2012. DOI: 10.1002/14651858.CD007731.pub2

Azione Antiallergica del Reishi

L’uso medicinale di funghi ha una lunga tradizione nei paesi asiatici, mentre il loro impiego in occidente è in leggero aumento a partire da questi ultimi decenni. L’edizione della nuova rivista scientifica International Journal of Medicinal Mushrooms (Begell house, Editor-in-Chief S. P. Wasser), diversi libri e recensioni sui funghi medicinali[1-6] e conferenze internazionali su questo argomento confermano questa tendenza. Il valore di mercato dei funghi medicinali e degli integratori alimentari derivanti in tutto il mondo è stato stimato essere circa 1,2 miliardi di dollari nel 1991[7] e di 6 miliardi nel 1999[8].

Il termine “Fungo”non rappresenta una categoria tassonomica, ma dovrebbe essere usato secondo la definizione di Chang e Miles come “un macrofungo con un corpo fruttifero distintivo che può essere sia ipogeo o epigeo, grande abbastanza per essere visto ad occhio nudo ed essere raccolto a mano”[9]. Da un punto di vista tassonomico, principalmente i basidiomiceti, ma anche alcune specie di ascomiceti, appartengono ai funghi. I Funghi costituiscono almeno 14.000 e forse fino a 22.000 specie conosciute. Il numero di specie di funghi sulla terra è stimato essere all’incirca 140.000, il che suggerisce che solo il 10% sono noti. Supponendo che la percentuale di funghi utili tra quelli sconosciuti e non ancora esaminati sia solo del 5%, questo implica che 7.000 specie ancora sconosciute potrebbero essere benefiche per l’umanità[10]. Detto questo, sappiamo che i funghi attualmente conosciuti hanno diverse proprietà: sono in grado di combattere la proliferazione tumorale[11], le infezioni virali e batteriche[12] e proteggono il nostro organismo dall’azione dei radicali liberi che provocano stress ossidativo[13]. Sebbene molti estratti fungini siano in grado di stimolare il sistema immunitario, alcuni sopprimono la risposta immunitaria, ma questo grazie all’azione adattogena in possesso dei funghi. Questo potrebbe essere molto interessante, ad esempio, per il trattamento di malattie allergiche e l’infiammazione sistemica che stanno aumentando in tutto il mondo.

L’Infiammazione acuta è il risultato di un complesso di trasduzione del segnale che protegge e guarisce il nostro corpo ed è necessario per la nostra salute e il nostro benessere. Va considerato che l’infiammazione cronica può essere correlata con l’inizio di una varietà di disturbi di carattere autoimmune (artrite reumatoide, lupus sistemico e polimialgia), reumatico e di altre malattie come l’asma, malattie infiammatorie intestinali, disturbi cardiovascolari, colite ulcerosa e morbo di Crohn. Inoltre, l’infiammazione è stata associata con l’insorgenza di vari tipi di cancro. Un farmaco anti-infiammatorio efficace dovrebbe essere in grado di inibire lo sviluppo di infiammazione cronica senza interferire nella normale omeostasi. Un certo numero di farmaci a base di erbe sono stati identificati in passato che hanno come bersaglio le citochine infiammatorie.

Gli estratti etanolici dei funghi commestibili H. marmoreus, F. velutipes, Pholiota nameko e Pleurotus eryngii hanno mostrato significativi effetti antiallergici nei topi (allergia indotta da oxazolone)[14]. Alcuni composti estratti dal G. lucidum, Acidi Ganoderici C e D e Ciclottasolfuro, inibiscono il rilascio di istamina dai mastociti di ratto[15,16]. Mangiando il Tricholoma populinum si è riusciti a portare alla regressione di gravi sintomi allergici in un paziente con tromboangioite obliterante ed in un altro paziente con orticaria. Gli effetti possono essere confermati in modelli animali e come primo responsabile è stato identificato un perossido dell’ergosterolo[17, 18]. Tra tutti questi, però, il più efficace è sicuramente il Reishi, un potente fungo medicinale in possesso di capacità immunomodulanti e immunopotenzianti[19].

Fonti bibliografiche:

  1. Hobbs C. Medicinal Mushrooms. Santa Cruz: Botanica Press; 1995.
  2. Lelley J. Die Heilkraft der Pilze. Berlin: ECON-Verlag; 1997.
  3. Lindequist U. Ganoderma. In: Schneider G, Hänsel R, Blaschek W, editors. HAGERs Handbuch der Pharmazeutischen Praxis. Berlin, Heidelberg, New York: Springer-Verlag; 1998. pp. 750–61. (in German)
  4. Lindequist U. Lentinula. In: Schneider G, Hänsel R, Blaschek W, editors. HAGERs Handbuch der Pharmazeutischen Praxis. Berlin, Heidelberg, New York: Springer-Verlag; 1998. pp. 61–71. (in German)
  5. Lindequist U. Schizophyllum. In: Schneider G, Hänsel R, Blaschek W, editors. HAGERs Handbuch der Pharmazeutischen Praxis. Berlin, Heidelberg, New York: Springer-Verlag; 1998. pp. 528–34. (in German)
  6. Stamets P. Growing Gourmet and Medicinal Mushrooms. Berkely: Ten Speed Press; 2000.
  7. Chang ST. Mushroom research and development—equality and mutual benefit. In: Royse DJ, editor. Proceedings of the 2nd International Conference on Mushroom Biology and Mushroom Products. Pennsylvania State University; 1996. pp. 1–10.
  8. Wasser SP, Nevo E, Sokolov D, Reshetnikov S. Timot-Tismenetsky M. Dietary supplements from medicinal mushrooms: diversity of types and variety of regulations. Int J Med Mushrooms. 2000;2:1–19.
  9. Chang ST, Miles PG. Mushrooms biology—a new discipline. Mycologist. 1992;6:64–5.
  10. Hawksworth DL. Mushrooms: the extent of the unexplored potential. Int J Med Mushrooms. 2001;3:333–7.
  11. Ren L, Perera C, Hemar Y. Antitumor activity of mushroom polysaccharides: a review. Food Funct. 2012 Nov;3(11):1118-30. doi: 10.1039/c2fo10279j.
  12. Brandt CR, Piraino F. Mushroom antivirals. Recent Res Dev Antimicrob Agents Chemother. 2000;4:11–26.
  13. Mau JL, Lin HC, Chen CC. Antioxidant properties of several medicinal mushrooms. J Agric Food Chem. 2002 Oct 9;50(21):6072-7.
  14. Sano M, Yoshino K, Matsuzawa T, Ikekawa T. Inhibitory effects of edible higher basidiomycetes mushroom extracts on mouse type IV allergy. Int J Med Mushrooms. 2002;4:37–41.
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